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MERCOLEDÌ 1 MARZO 2023 ALLA BIBLIOTECA STATALE STELIO CRISE DI TRIESTE PRESENTAZIONE DEL VOLUME ESTETICA DOVUNQUE CON QUATTRO SAGGI DI GILLO DORFLES E PROIEZIONE DI UN BREVE VIDEO DEDICATO AL GRANDE INTELLETTUALE ARTISTA DI ORIGINE TRIESTINA

INFORMAZIONI UTILI:

Inaugurazione: Mercoledì 1 marzo · ore 17.30
Dove: Biblioteca statale Stelio Crise · Largo Papa Giovanni XXIII, 6 · 34123 Trieste
Quando: 1 marzo 2023
Orario: 17.30
A cura di: Associazione Culturale Gillo Dorfles
Catalogo:
Info e contatti: Biblioteca statale Stelio Crise +39 040 307463
Ufficio stampa +39 335 6750946
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COMUNICATO STAMPA:

Dorfles davanti a un suo quadro negli anni 2000 Dorfles davanti a un suo quadro negli anni 2000

Mercoledì 1 marzo alle 17.30 alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste (Largo Papa Giovanni XXIII, 6) avrà luogo la presentazione del volume Estetica dovunque (Bompiani editore, pgg. 780, € 24,00) con quattro saggi di Gillo Dorfles, raffinato intellettuale artista di origine triestina. Giorgetta Dorfles introdurrà i relatori: il critico d’arte Marianna Accerboni, il filosofo Aldo Colonetti, già direttore scientifico dello IED (Istituto Europeo Design) e direttore di Ottagono, e Gianni Contessi, professore ordinario di Storia dell'Arte contemporanea all'Università di Torino. Il libro, con introduzione di Massimo Cacciari, una nota di Umberto Eco e un dialogo di Dorfles con Colonetti, riunisce per la prima volta in un unico volume quattro saggi di Dorfles che segnano altrettante tappe della sua riflessione estetica: Artificio e natura (1968), Intervallo perduto (1980), Elogio della disarmonia (1986) e Horror pleni (2008). L’incontro, promosso dall'Associazione Culturale Gillo Dorfles di Milano, si aprirà con un breve video di Giorgetta Dorfles, che testimonia la presentazione di Horror pleni a Gorizia nel 2008 nell’ambito di un progetto europeo di Marianna Accerboni dedicato al grande estetologo.

Seguirà un vin d'honneur.

Artificio e natura, Intervallo perduto, Elogio della disarmonia e Horror Pleni sono quattro saggi che segnano altrettante tappe di una riflessione estetica ricca e dinamica, in evoluzione come materia viva, per la prima volta raccolti in unico volume. Gillo Dorfles posa il suo sguardo critico su una molteplicità di campi di indagine: dalla distinzione tra oggetti naturali e artificiali, ai linguaggi della pubblicità, televisione, teatro ai territori di moda, architettura, urbanistica e disegno industriale. Sia che si occupi di piccoli manufatti che dei temi del post-umano, non manca mai di sorprendere e fornire elementi utili per l’analisi e la riflessione in questo maestoso omaggio all’estetica del quotidiano.

“Il discorso di Dorfles è molto importante proprio al fine di costituire una sorta di educazione alla lettura della molteplicità delle forme o immagini in cui ci sembra oggi di restare soffocati”. Massimo Cacciari

L’introduzione di Cacciari è stata trascritta dall’intervento del filosofo veneziano alla Fondazione Corriere della Sera in occasione del primo anniversario della scomparsa di Dorfles. Il volume riporta anche una conversazione del 2001 di Aldo Colonetti con il grande estetologo: un “dialogo sulla contemporaneità” che scandaglia alcuni importanti elementi della ricerca filosofica ed estetica di Dorfles, tra cui “il ruolo del mito e del rito all’interno dell’estetica”, la quale per il grande critico “è qualche cosa che non è solo filosofica, ma è anche legata ad altre discipline come l’antropologia, la psicanalisi, la semeiotica, (…) le cosiddette scienze umane; è solo così che possiamo avere un approccio all’opera d’arte che non sia esclusivamente teorico e quindi che non comprenda quelle caratteristiche diciamo così sentimentali, sensoriali che fanno parte dell’opera d’arte (…). Per me – conclude Dorfles – l’approccio all’arte non è mai soltanto cognitivo e razionale, ma è qualche cosa che ha sempre a che fare con il sentimento, con l’emozione”. 

Nel libro è pubblicata anche una nota di Umberto Eco tratta dal catalogo della mostra “Gillo Dorfles. Essere nel tempo”, al MACRO di Roma nel 2015, in cui l’autore ricorda con riconoscenza il primo approccio illuminante, da studente ventenne, con il Dorfles estetologo, attraverso la lettura del “Discorso tecnico delle arti”.